Sitakund, come Alang in India o Gadani in Pakistan, è uno dei buchi neri del pianeta dove il mondo ricco scarica serenamente la sua immondizia; dove migliaia di poveri disgraziati smantellano navi intere a mani nude, con l’ausilio di una fiamma ossidrica e di martelli, caricandosi sulle spalle lastroni di acciaio pesantissimi. Gente che sgobba per paghe ridicole, 20 centesimi l’ora, undici o dodici ore al giorno, senza alcuna misura di sicurezza e senza nessuna tutela. Molti di questi lavoratori sono ragazzini che si calano nelle fauci di queste navi con un semplice dhoti (il tradizionale pantalone fatto con un telo) e delle ciabatte di plastica. I loro datori di lavoro fanno scaricare nelle acque del Golfo del Bengala - qui nere, oleose, fetide, coperte a perdita d’occhio da una patina iridescente di schifezza - le tonnellate di prodotti nocivi che una nave da smantellare contiene. Carburante, olio, detersivi, il cancerogeno asbesto usato come isolante delle condotte, i residui del carico nelle stive. E metalli pesanti, vernici, PCB, gli acidi delle batterie, o la tribulitina, un biocida contro le incrostazioni altamente tossico e bandito dal 2003. - www.lastampa.it