Quando è cominciata e perché? Risposta brevissima: non è cominciata, è una storia che va avanti da anni. Risposta un po’ meno breve: per capire l’escalation di questi giorni bisogna tenere conto del fatto che il lancio di razzi da Gaza su Israele e i bombardamenti israeliani su Gaza non sono affatto una novità, quello che è cambiato in questi ultimi giorni è l’intensità degli scontri. Il principio di questa escalation, tuttavia, si può rintracciare nelle giornate del 7-8 luglio. Lunedì 7 luglio Hamas lancia 85 razzi su Israele. Il giorno successivo l’esercito israeliano annuncia l’operazione Protective Edge. Ok, ma perché questa escalation? La questione è complessa, e la risposta alla domanda “com’è cominciata questa storia?” dipende dai punti di vista. Posto che Israele e Hamas erano già in una situazione di conflitto a bassa intensità, la situazione ha cominciato a degenerare con il rapimento e l’uccisione di tre adolescenti israeliani in Cisgiordania, lo scorso 12 giugno. Le autorità israeliane hanno accusato Hamas e lanciato una serie di operazioni contro le basi del movimento (soprattutto quelle in Cisgiordania, non a Gaza). Quando i corpi dei ragazzi sono stati ritrovati senza vita, il 30 giugno, in un terreno appartenente a una famiglia vicina ad Hamas, alcuni si aspettavano una risposta su vasta scala di Israele, una campagna aerea contro Hamas simile a quella che stiamo vedendo in questi giorni. Nella settimana successiva al ritrovamento dei tre corpi, invece, l’esercito israeliano ha lanciato una serie di operazioni contro Hamas senza però avviare una campagna su vasta scala. Dal canto suo Hamas ha risposto intensificando il lancio di razzi, lunedì 7 luglio. A quel punto l’esercito israeliano ha lanciato “Protective Edge.” Dunque la causa di questa escalation sono i tre ragazzini israeliani uccisi? Non proprio. Dal punto di vista israeliano “Protective Edge” è una reazione al lancio dei razzi da parte di Hamas. È probabile però che l’intensificazione dei lanci di razzi da Gaza sulle città israeliane sia stata una risposta ad alcune operazioni anti-Hamas volte a colpire alcuni leader del movimento che Israele riteneva, a torto o a ragione, coinvolte nell’assassinio dei tre adolescenti. In un primo momento, poi, il primo ministro Netanyahu aveva minacciato ritorsioni contro Hamas: «la pagheranno». Ma pare sia stato l’esercito a fargli cambiare idea. - www.rivistastudio.com